San Rocco e Carife

San Rocco e una delle figure più rappresentative delta Chiesa e della società del Tardo Medioevo; appartiene ad una categoria di uomini tutta particolare che, seguendo da lontano e subendo da lontano l’influsso di S. Francesco d’Assisi, ha dato alla società del tempo l’indicazione di una apertura sociale intensa e determinante. Il senso d’amore che Francesco ebbe per tutti gli uomini, la fratellanza che cercò di realizzare tra le classi sociali del tempo, lo spirito di povertà che proclamò sovrano per abbattere egoismi ed arrivismi, occulti, manifesti o spietati, furono bandiere che, sui bastoni di una società chiusa e violenta, garrirono al vento del progresso e delle innovazioni.
S. Rocco, per lunga tradizione, é annoverato fra i terziari francescani, (l’Ordine Religioso esterno ai fiati e alle suore), i quali, vivendo nel mondo, nelle loro famiglie, dovevano rifèrirsi agli ideali di Francesco per diffondere amore e realizzarlo nella vita sociale.
S. Rocco fu artefice dell’amore e realizzatore, nell’insieme, del più alto ideale di vita cristiana.
E' vero, intorno alla sua fulgida grandezza a volte è sorto qualche elemento leggendario, che i popoli spesso aggiungono alle gesta dei loro eroi per dare maggiore splendore alle loro aureole, (è questo un elemento di fatto che neppure i moderni, i cosiddetti civilissimi della storia trascurano); però, un fondo di verità assoluta e storicamente accertata esiste.
S. Rocco è francese, nasce a Montpellier nella Francia meridionale dove muore nell’agosto del 1327.
Se abbia studiato o meno nella celebre Università della sua città (Sede Universitaria fin dal 1160, con Facoltà di Medicina, Farmacia, Diritto Civile e Canonico, Scienze e Botanica, già sede centrale degli Stati di Linguadoca e Centro di Cultura, ma soprattutto di fede Cristiana) non possiamo affermarlo con certezza; che sia il figlio del feudatario, signore assoluto della Regione, e quindi successore nel comando e nel dominio è probabile, ma che sia stato pellegrino d’Amore per l’Italia questo è incontrovertibile e nessuno l’ha messo in dubbio.
Il Cristiano del Medioevo aveva una spinta interiore formidabile per visitare i luoghi rappresentativi della Fede: Roma, Gerusalemme, S. Giacomo di Compostella, etc.
Erano questi i ritrovi e i richiami dello Spirito, un ritorno alle origini e alle Sorgenti di Vita, un po’ come oggi si verifica tra noi che corriamo a Lourdes, a Fatima, o come noi del Sud a Pompei e Montevergine.
Roma "Caput Mundi" e Sede del Papa, Tomba di S. Pietro, Primo Papa, aveva un’attrazione particolare sull’animo medioevale.
S. Rocco fu preso dalla febbre di Roma e con l’abito del Pellegrino iniziò a piedi il viaggio penitenziale verso Roma.
Stenti, fatiche, privazioni non lo fermarono; vide Roma, ma trovò l’Italia in una prostrazione enorme per il dilagare della peste descritta anche dal Petrarca e dal Boccaccio.
Lo spettro della morte era ad ogni angolo di strada e i fratelli che cadevano sotto la falcidia del male erano innumerevoli.
Commista alla morte c’era la fuga dei parenti, degli amici, dagli appestati per cui l’ammalato era condannato anche alla solitudine e alla disperazione.
In tale contesto di condizioni disumane brillò la forza d’animo di S. Rocco che, memore del Vangelo e di S. Francesco, che abbracciò il lebbroso guarendolo, si fermò nei luoghi della peste prodigandosi in maniera totale ed assoluta per gli appestati.

                                                                                                   



                                                                                                                  

torna all'inizio del contenuto