Storia

Fu un popolo valoroso ed eternamente ostile a Roma, guidato da Marte cui era sacro il lupo, e ciò costò loro molto caro; ad ogni sconfitta subita venivano privati del territorio, espulsi e resi schiavi ma impavidamente essi risorgevano, si ricongiungevano e riprendevano la lotta accanendosi sempre più contro chi era più organizzato di loro nella lotta e più esperto in armi. Non fu facile per i Romani rendere mansueti gli Irpini. Romulea cadde lasciando sul terreno 2300 valorosi e consegnando ai Romani 6000 prigionieri che vennero condotti a Roma quali schiavi. Le continue sconfitte piegarono ogni ulteriore iniziativa di ribellione; piccoli focolai ribelli, troppo isolati, si spegnevano senza danno e così dopo continue vessazioni dovettero accettare le regole imposte dal vincitore.

Le strade vennero romanizzate, vennero costruiti ponti sul fiume Calore e sull'Ufita per completare il percorso della via Appia. Quinctius Volgus che, secondo Cicerone, era proprietario di una vasta estensione di territorio irpino, contribuì alla definitiva acquisizione della cittadinanza romana degli Irpini, quando vennero colonizzati definitivamente, e alla loro iscrizione nella tribù romana della Galeria con i benefici che ne seguirono.
 
Nel terzo libro della Storia Naturale di Plinio sono citate come "Municipia" irpini: Aeclanum, Romulea, Aquilionam, Abellinum. A circa 20 miglia da Aeclanum vi era Romulea, una oppidum (Struttura abitata fortificata, dotata di mura) con una popolazione ben sviluppata e raffinata in grado di produrre in modo autonomo manufatti molto apprezzati.
Dati i ritrovamenti sul nostro territorio, risalenti al IV e III secolo a.C., di fattura sannitica, greca ed etrusca si può dedurre l'importanza che tale luogo ha avuto nel corso dei secoli.
 
In località Addolorata del Comune è venuta alla luce negli anni '80 una vera e propria necropoli sannita con numerose tombe monumentali e principesche a camera datate V - III secolo a. C., decorate e stuccate all'interno, contenenti ricchi corredi e arredi funerari (vasi in terracotta o in bronzo, armi e cinturoni anch'essi in bronzo, fibule, strigili) provenienti dalla Magna Grecia.
 
Anche in località Piano La Sala sono state ritrovate tombe che a differenza di quelle ritrovate in località Addolorata sono "a fossa" e "a tegole", fornaci per la produzione di laterizi, un tempio di età ellenistica, tracce di edifici pubblici di età imperiale, villaggi di epoca bizantina.
 
Il sottosuolo nasconde ancora testimonianze della civiltà sannitica. Iscrizioni latine, edicole funerarie ed altro materiale viene continuamente alla luce nelle campagne del territorio di Carife-Castelbaronia. Sono venuti alla luce anche frammenti di vasellame ad impasto che attestano la presenza di un'area abitata nell'età del bronzo (1800- 1600 a.C.).
 
Ebbene, Carife pare essere proprio l'antica Romulea dei Sanniti (città citata da Livio nel racconto delle operazioni belliche negli anni successivi al 298 a.C. durante la terza guerra sannitica), quella città che il valoroso popolo Sannitico, gli Irpini, con un pò di fantasia, può dirsi, volle dedicare a Romolo di cui si ritenevano discendenti (una lupa diede nutrimento ai gemelli Romolo e Remo).

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